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Cornice IV

Pg. XVIII - XIX


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Custode: Angelo della Sollecitudine (Pg. XIX, 45).
L'Angelo canta: "'Qui lugent' affermando esser beati, / ch'avran di consolar l'anime donne." (Pg. XVII, 50-51), la terza beatitudine evangelica (quoniam ipsi consolabuntur) (Matteo 5,5).
Purganti: Accidiosi.
Pg. XVII,127-129
Ciascun confusamente un bene apprende (Dio)
nel qual si queti l'animo, e disira;
per che di giugner lui ciascun contende
(raggiungere Dio è il desiderio di ciascuna anima).

Accidia è, quindi, secondo l'interpretazione dantesca, "lento amore a lui veder / o a lui acquistar" (Pg. XVII,130-131), ovvero "L'amor del bene, scemo / del suo dover" (Pg. XVII, 85-86).


L'accidia è propriamente l'insufficienza di energia morale, "una malattia della volontà, propria di chi non vede nella vita scopo degno di essere perseguito, o, vedendolo non sa perseguirlo con l'energia e la perseveranza necessarie." (U. Bosco, Commento, pag.289).

Pena:
La pena "fisica"
Le anime degli accidiosi, correndo per la cornice, si incitano l'un l'altra alla sollecitudine e gli esempi gridati rinnovano il desiderio di purificazione.

La preghiera
Solo gli accidiosi, fra tutte le anime del Purgatorio, non cantano e non pregano.

La meditazione
Due accidiosi gridano esempi di sollecitudine:

e di accidia punita: Contrapasso: Come in vita furono lenti al ben operare, così ora sono costretti a correre stimolati da esempi di quella virtù che non praticarono.
Personaggi: L'abate di S. Zeno.