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PIERRE de la BROSSE ("Pier da la Broccia") Pg. VI, 19
Antipurgatorio, balzo 2 - negligenti, morti di morte violenta

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Pierre de la Brosse è l'unico del gruppo dei morti di morte violenta che non appartenga all'esperienza di Dante od alle vicende italiane, ma sia desunto dalle cronache del tempo.
Di umile origine, Pierre divenne un noto chirurgo, tanto da conquistarsi la fiducia del re di Francia Filippo III l'Ardito, che lo nominò suo ciambellano.
Quando nel 1276 il delfino Luigi morì, Pierre accusò la seconda moglie del re, Maria di Brabante, di aver avvelenato il figliastro. La regina ed i cortigiani suoi sostenitori trovarono presto occasione di vendicarsi, accusando il medico di tradimento e screditandolo così agli occhi del re, che lo fece impiccare. Secondo altre voci, invece, l'odio della regina nasceva dall'aver visto respinti i suoi approcci amorosi. Queste voci furono riprese dal Boccaccio (Decameron, giornata II, novella 8), che fece di Pierre il protagonista di una novella.
Ciò che interessa Dante, tuttavia, non è il chiarire le circostanze della morte di Pierre de la Brosse, ma ribadire la sua innocenza e condannare così, come già aveva fatto nell'episodio di Pier della Vigna (inf.), "de le corti il vizio" (Inf. XIII, 66), l'ambiente cortigiano, cioè, corrotto dalla gelosia e dall'invidia .

Pg. VI,26-27
quell'ombre che pregar pur ch'altri prieghi (che chiedono suffragi),
sì che s'avacci (si affretti) lor divenir sante (la loro purificazione)

Una turba di anime (Benincasa da Laterina, Guccio de' Tarlati, Gano degli Scornigiani, Orso Alberti di Mangona, Federico Novello) si affolla intorno a Dante chiedendo un ricordo ed una preghiera che abbrevi il tempo della purgazione.
Sono tutti personaggi vissuti nella seconda metà del '200, la cui morte violenta era certamente di dominio pubblico al tempo di Dante tanto da risultare esemplare.