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Personaggi citati

Progne
Pg. XVII,19

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Figlia del re di Atene Pandione, Progne era stata data in sposa al re di Tracia Tereo, da cui aveva avuto il figlio Iti.
Un giorno, vinta dalla nostalgia, Progne chiese al marito di andare a prendere la sorella Filomela, ma, sulla via del ritorno, Tereo abusò della fanciulla e, per impedirle di rivelare l'accaduto, le tagliò la lingua e la nascose.

Tornato a casa, Tereo disse a Progne che la fanciulla era morta durante il viaggio, ma Filomela trovò il modo di far giungere alla sorella un ricamo che raccontava il torto subito.
Progne, allora, accecata dall'ira, corse a liberare Filomela e le due sorelle, insieme, uccisero il piccolo Iti ("L'empiezza" del verso 19 può essere interpretata come la totale assenza di pietà materna) e ne cucinarono le carni per Tereo.
Quando quest'ultimo comprese l'inganno, fuggì inorridito, ma gli dei mutarono lui in sparviero (od in upupa) e le due sorelle in rondine ed in usignolo.

Le fonti da cui Dante attinse, Ovidio e Virgilio, lasciano tuttavia il dubbio su quale delle due sorelle sia stata trasformata in usignolo e quale in rondine, ma nel testo dantesco, confrontando le due citazioni del mito (Pg. IX,13-15 e Pg. XVII, 19-20) Dante indica Progne come colei "che mutò forma / ne l'uccel ch'a cantar più si diletta" Pg. XVII,19-20.