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Personaggi citati

Federico Barbarossa
Pg. XVIII,119

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Federico I di Hohenstaufen, nato intorno al 1124, fu nominato re di Germania nel 1152 e promosse una politica di conciliazione con i grandi feudatari tedeschi che miravano a limitarne l'autorità. Ottenuta la corona imperiale nel 1155 scese in Italia, tentando di affermare la supremazia della sovranità imperiale sia sul papato sia sui comuni, che tentò di piegare con la distruzione di Crema nel 1160 e con la distruzione di Milano, cui Dante allude ("'l buon barbarossa / di cui dolente ancor Milan ragiona" Pg. XVIII, 120-121).

Queste prove di forza, tuttavia, invece di piegare la resistenza delle città rinsaldarono la loro coesione, che sfociò nell'organizzazione della Lega Lombarda. Falliti i successivi tentativi militari e diplomatici, Federico Barbarossa fu costretto a scendere a patti sia con il papa Alessandro III, che invano aveva osteggiato a favore dell'antipapa Vittore IV, sia con i comuni, con i quali strinse nel 1183 la pace di Costanza, concedendo loro una larga autonomia.

Egli, tuttavia, non si diede per vinto e grazie al matrimonio di suo figlio Enrico VI con Costanza d'Altavilla, figlia di Ruggero II ed ultima discendente dei Normanni, gettò le basi del potere imperiale nell'Italia meridionale, realizzato, poi, da suo nipote Federico II.
Il 10 giugno 1190 Federico I Barbarossa morì in Cilicia, durante la terza Crociata, annegando nel fiume Salef.

Dante aveva del Barbarossa un'ottima opinione, poichè era convinto che solo l'autorità imperiale, espressione fin dal suo nascere della Provvidenza divina, avrebbe potuto garantire la fine delle discordie civili dei comuni italiani.