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Cielo I

Cielo della Luna
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Beati: Anime mancanti ai voti
Pd. III, 55-57
E questa sorte ....
però n'è data, perchè fuor negletti
(trascurati)
li nostri voti, e vòti (manchevoli) in alcun canto (in qualche parte).

Figurazioni:
Dante vede nella luminosità lievi tracce del volto terreno delle anime beate, tracce così evanescenti da sembrare immagini riflesse in uno specchio d'acqua piuttosto che immagini reali. Tra il volto e la luminosità delle anime, infatti, passa quella sottile differenza di biancore che può trovarsi fra la perla che le giovinette del Trecento usavano per ornare la fronte e la fronte stessa (Pd. III, 10-16).

Pianeta: La Luna è l'astro che la cultura medievale riteneva simbolo della mutevolezza e dell'incostanza.


L'ascesa di Dante non turba la natura della materia lunare, contravvenendo alla legge fisica dell'impenetrabilità dei corpi.
L'ombra che la terra proietta quando viene illuminata dal sole giunge fino al terzo cielo (Pd. IX, 118-119): i primi tre cieli, dunque, conservano ancora qualcosa delle umane inclinazioni (debolezza, ambizione, passione).

Potenze motrici e corrispondenze:
1a gerarchia angelica: La prima gerarchia contempla la terza persona della Trinità, lo Spirito Santo: "E puotesi contemplare la somma e ferventissima caritade (carità - amore) de lo Spirito Santo"(Convivio II, v, 8).
L'azione della prima gerarchia angelica si rivolge, quindi, alla sfera delle attività terrene.
"Chè (poichè) con ciò sia cosa che la Maestà divina sia in tre persone, che hanno una sustanza, di loro (della trinità) si può triplicemente contemplare ... E con ciò sia cosa che ciascuna persona ne la divina Trinitade triplicemente si possa considerare, sono in ciascuna gerarchia tre ordini che diversamente contemplano" (Convivio II, v, 7-9).

virtù cardinali: Temperanza (comune ai primi tre cieli)
arti: Trivio-Grammatica
La luna ha, secondo Dante, due proprietà che la differenziano dagli altri pianeti: la prima è la presenza delle ombre, che individuano punti di tale rarefazione della materia che neppure il raggio del sole può rifrangersi, la seconda è il variare della sua luminosità.

"E queste due proprietadi hae la Gramatica; che per la sua infinitade (vastità della sua materia) li raggi della regione in essa non si terminano (non riescono ad esplorarla tutta), ... e luce or di qua or di là in tanto quanto (poichè) certi vocabuli, certe declinazioni, certe construzioni sono in uso (oggi) che già non furono (in uso), e molte già furono che ancor saranno." (Convivio II, xiii,10).

Personaggi: Piccarda Donati; Costanza d'Altavilla.